venerdì 6 novembre 2009

Nella confederazione anarchica di dipartimenti, come una volta ha detto lo stesso preside, che è la facoltà di scienze, va valutata con attenzione la molteplicita' di effetti che il DDL Gelmini avrà, deve essere capita e compresa come motore per la nascita e la creazione di nuove forme, passatemi il termine, di resistenza.
Accaparrarsi le briciole per cercare di restare in gara, arrampicarsi sulle pareti i cui appigli sono solo i ritorni economici, non è quello che io voglio dalla mia università.
Perchè non si propone altro che questo, un processo di smentellamento,
a favore di un sistema meritocratico, ma che del merito ne fa un contenitore vuoto;
Ebbene non fa altro che incastrarci in un sistema produttivo che è gia' fallito.
Un sistema prduttivo che sul piano accademico campa su dottorati senza borsa, su tirocini non retribuiti, didattica gratuita.
Quel sistema produttivo che finanche nel mondo accademico fa fatica ad
assimilare i cambiamenti, le nuove forme, le nuove figure, le nuove idee.
Ma è in un sistema in crisi che si possono trovare leve per pratiche efficaci, che si possono rifocalizzare desideri ed obiettivi e le stesse forze per realizzarli.
Ed è così che in tutta Italia nascono esperienze come quelle dell'autoformazione, dell'autoriforma, o esperienze come quella di Bartleby.
Quello che voglio dire è che è possible trovare terreni di confronto su cui si possono vedere realizzati i propri desideri.
La potenza di tutto questo è palpabile nella fitta rete di contatti tra realtà preesistenti, ma soprattutto tra realtà nate a partire dall'autunno scorso, che è rimasta in piedi e che continua a crearsi e rigenerarsi nel tempo.
Sto pensando alla rete con i precari del CNR, i precari della scuola, gli studenti medi, l'assemblea delle scuole.
Non era scontato che tutto questo assumesse la forma che ha attualmente, quindi lo leggo come una vittoria; ma non solo, anche come il punto zero per un nuovo inizio.
Quello che faremo è cercare di leggere tra le righe del ddl gelmini, perchè non è semplice comprendere quali saranno gli effetti di una riforma come questa, effetti che non sono nè intuitivi nè immediati, quelli che stanno al di là dei tecnicismi,
ben mascherati tra l'altro da spot vuoti come la meritocrazia e la ''nuova'' governance.
Due parole sulla meritocrazia e chiudo.
il contenitore è talmente vuoto che si fa fatica a comprendere la distinzione tra merito e meritocrazia, tra un sistema che premi i meritevoli ed uno che distrbuisca le spese tra i meno meritevoli.
In questo quadro bisogna cominciare, senza paura, a ripensare a schemi e metodi di valutazione, ripensare tutti i sistemi di valutazione,
quindi anche quelli che valutano le universita' di eccellenza, ma sopratutto quelli che valutano la ricerca e le pubblicazioni; bisogna ripensare al copyright, alla diffusione libera di sapere libero.
Bisogna riflettere su cosa sia davvero l'autonomia della ricerca e come questa resterà legata al sistema meritocratico con un cordone che la soffocherà togliendo fondi e possibilta', selezionando percorsi, per dirla retoricamente, "remunerativi".

Ed io da studentessa di astronomia mi continuo a chiedere che fine farà il mio dipartimento, che non arriva al minimo di dipendenti tra ordinari associati e docenti e rcercatori a contratto, previsti dal ddl, nonostante sia uno di quelli che riporta l'università di bologna un po' più su nelle classifiche internazionali.

Ermelinda

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