martedì 8 dicembre 2009

sabato 5 dicembre 2009

Pensare la valutazione per uscire dalla crisi dell’Università

Gli studenti e le studentesse dell'Università di Bologna si sono presentati "senza invito" in Rettorato per un incontro promosso dal Nucleo di Valutazione dell'Alma Mater sulla valutazione e sulla didattica.

Agli interventi previsti si è aggiunto quello degli studenti dell'Onda e dei ricercatori precari che hanno letto un documento, col quale è stata lanciata a presidi, docenti e rettore la proposta di un'apertura di tavoli sulla didattica nelle facoltà, affinchè siano i soggetti che vivono realmente l'università a decidere sul proprio percorso formativo e sulla propria didattica.

Documento:

Siamo studenti e ricercatori, ogni giorno con il nostro lavoro produciamo saperi nell'università-azienda. Produciamo ricchezza. E' questa consapevolezza che ci ha spinti a prendere parola in questa sede. La didattica e la valutazione per noi, sono temi centrali sui quali sentiamo la necessità di esprimerci.

Siamo gli studenti che vivono negli anni del 3+2, nell'epoca del processo di Bologna, che subiscono la misurazione in crediti e la parcellizzazione idiota e artificiale del sapere; che continuano a subire i tagli radicali alla formazione, la moltiplicazione delle barriere all'accesso lungo il percorso formativo e il costante aumento delle rette.

Negli ultimi 20 anni abbiamo subito, quasi mai passivamente, continue riforme dell'Università che hanno prodotto esclusivamente dequalificazione dei saperi. Pensiamo che la riforma Gelmini approfondisca questo processo.

Siamo i ricercatori che non hanno fondi per le proprie ricerche, che subiscono il ricatto della precarietà.

Siamo i ricercatori che in questo Ateneo forniscono prestazioni gratuite, costretti a sacrificare tempo e risorse per trovare un modo per costruirsi una vita.

Siamo studenti e ricercatori e siamo stanchi di subire l’incessante dequalificazione della didattica, della ricerca e dei saperi.

Lo scorso autunno abbiamo partecipato ai cortei dell'Onda, quello straordinario movimento che ha saputo opporsi ai tagli dell'università e della ricerca, che ha saputo definire delle strategie di uscita dalla crisi dell'Università. Oggi non ci lasciamo ingannare dalla retorica del merito del ministro Gelmini il cui scopo principale è mascherare una realtà fatta di tagli e dismissione dell'università pubblica. Ci rifiutiamo di pensare la qualità della didattica come un premio per pochi. Crediamo piuttosto che l'accesso ad una didattica e ad un sapere di qualità sia un diritto di tutti. Non capiamo perché dovremmo indebitarci per poter studiare, già prima di entrare nel mercato del lavoro. Anzi no lo capiamo benissimo: il prestito d'onore serve a renderci ancora più precari.

Per questo siamo quelli che quando scendono in piazza scrivono sugli striscioni "La Gelmini non ci merita", per questo l'11 dicembre scenderemo in piazza insieme agli studenti medi, insieme ai precari della scuola, formando un corteo autonomo che dica "no" in maniera decisa alla politica dei tagli che ha attaccato trasversalmente tutto il mondo della formazione, che dica “no” allo smantellamento dell'università pubblica e al tentativo di renderci ancora più precari. L'11 dicembre sarà un giorno importante per i tanti che come il rettore, i prorettori, i presidi e docenti presenti in questa sala hanno a cuore il destino dell'Università. A loro rivolgiamo il nostro invito a partecipare a quella giornata.

Le riforme dell’Università promosse da tutti i governi degli ultimi due decenni non hanno mai avuto come principale campo di interesse la didattica e la ricerca, non per questo non hanno inciso negativamente su questi due ambiti. Tutto il contrario. Dal processo di Bologna in poi, ogni intervento sull’Università ha contribuito allo smantellamento del sistema della formazione. Non siamo nostalgici. Pensiamo le trasformazioni del presente sempre in termini innovativi e mai conservativi. E’ a partire da questo assunto che mentre tutti continuavano a pensare con criteri economicistici, noi, studenti e ricercatori, sin dall’inizio abbiamo messo al centro dei nostri ragionamenti e delle nostre pratiche la qualità della didattica e della ricerca.

Abbiamo deciso di prendere parola su una parte importante della nostra vita, di dare voce e possibilità concrete a quel desiderio comune e diffuso di apprendere, di innovare le pratiche di produzione e condivisione dei saperi. E’ da qui, dalla voglia di imparare, di studiare e di fare ricerca, desiderio continuamente mortificato dalle riforme imposte dai governi, che bisogna ripartire anche solo per pensare la riqualificazione della didattica e della ricerca. Non partiamo da zero. Già da tempo in alcune Facoltà di questo Ateneo sono nati percorsi didattici e formativi gestiti insieme da studenti, ricercatori, docenti e figure di alto profilo del mondo della cultura.

Abbiamo costruito e continuiamo a costruire, con passione e tenacia, esperimenti didattici puntando sulla collaborazione e la cooperazione tra le diverse figure della relazione didattica, ciascuna con le proprie competenze. Li abbiamo battezzati seminari di autoformazione: percorsi formativi in cui gli studenti hanno la possibilità concreta di incidere nella produzione del sapere e in cui al contempo i docenti e i ricercatori coinvolti trovano uno spazio di confronto e rielaborazione delle proprie conoscenze. Pensiamo che solo in questi termini la relazione didattica possa essere effettivamente produttiva.

E’ nella costruzione di questi percorsi che ci siamo accorti che esiste un'opportunità concreta di riqualificare la didattica. Una riqualificazione che non può prescindere dalla richiesta di fondi e che non può basarsi su una meritocrazia costruita attorno a criteri quantitativi e temporali che inibiscono ogni spinta propositiva da parte delle figure che animano l’università.

Siamo convinti che non si possa valutare lo studente sulla base di una prestazione occasionale di cinque minuti in cui ci si limita a ripetere la lezione imparata a memoria.

Siamo convinti che solo a partire da questi percorsi formativi, improntati sulla cooperazione, si possa parlare di valutazione e qualità.

Pensiamo ancora, che la valutazione non possa essere slegata dalla possibilità di definire in autonomia progetti formativi, di scegliere un proprio percorso di studio e di ricerca, all’interno di un’offerta didattica all’altezza delle esigenze della contemporaneità.

E’ chiaro che la qualità della didattica ha bisogno di tempo. La caccia ai fuoricorso che si è scatenata è l'espressione diretta di un'università che ha deciso di non ragionare più in termini qualitativi: devi fare gli esami e farli nel più breve tempo possibile, senza il tempo di poter lasciare sedimentare le conoscenze apprese, di poter allargare gli orizzonti di studio e di ricerca.

L’università, lo abbiamo sottolineato più volte, è o meglio dovrebbe essere un luogo di ricerca, oggi elemento centrale nella produzione di ricchezza. E’ solo attraverso l’investimento sulla conoscenza e la formazione che è possibile pensare l’uscita dalla crisi economica. Il ddl Gelmini, invece, precarizza i ricercatori e li rende ancora più ricattabili. Pensiamo che la ricerca debba godere di ampi margini di autonomia. Autonomia della ricerca significa accesso diretto e non mediato ai fondi. Solo a partire da queste condizioni è possibile parlare di valutazione della ricerca troppo spesso basata esclusivamente sul numero delle pubblicazioni o sul numero di apparizioni nelle note a fondo pagina.

Abbiamo deciso di interrompere momentaneamente questo seminario, di prendere parola di fronte al Nucleo di Valutazione della didattica, di fronte ai presidi, ai docenti, al rettore e ai prorettori perché siamo convinti che di valutazione e didattica si debba continuare a parlare, ma rideclinando la retorica del merito portata avanti dalle ultime riforme. Certo, riteniamo assurdo non aprire la discussione che si svolgerà nella seconda parte del seminario a chi nelle facoltà sperimenta nuove pratiche didattiche e di valutazione, ma siamo decisi a promuovere un percorso costruttivo e aperto sui temi dell'incontro di oggi. Pensiamo sia indispensabile aprire nell'Ateneo e nelle Facoltà un dibattito sulla valutazione e la didattica che coinvolga tutte le figure che partecipano alla produzione dei saperi. Siamo altrettanto convinti che si debba partire proprio da quelle sperimentazioni didattiche che sono già una realtà in questo Ateneo.

Riteniamo sterili le analisi che si basano sui questionari a crocette che vengono distribuiti a lezione. Questi questionari promuovono un’idea di valutazione che si basa su criteri quantitativi, senza mettere in risalto né la qualità, né l’effettivo apprendimento, né la messa a valore delle capacità dei soggetti coinvolti.

Pensiamo che si debba trovare un modo per rovesciare il clima di disillusione generale che si respira negli ambienti universitari e che riscontriamo nelle dichiarazioni che leggiamo nelle pagine dei giornali.

Per questo chiediamo al rettore e ai prorettori di dare indicazioni affinché vengano convocati nelle singole Facoltà tavoli aperti agli studenti, ai ricercatori ai docenti in cui si possano affrontare questi problemi e lavorare insieme per costruire un diverso tipo di valutazione, di merito e di didattica. Chiediamo inoltre che questi tavoli vengano convocati prima dei prossimi Consigli di Facoltà, per non cadere in promesse sterili e a lungo termine. Ci piacerebbe che queste richieste fossero accolte come un’opportunità. Noi in tanto, continueremo a prendere parola.