giovedì 22 ottobre 2009

Sala studio di viale Berti-Pichat

Bologna rimane una città con un certo fascino per un giovane e nonostante qualcuno ci consideri la fonte principale di degrado ed abiezione morale, conserviamo qualche ruolo importante: senza nulla togliere al pagamento di affitti esorbitanti e alla copertura di una miriade di lavoretti sottopagati e stage gratuiti, il nostro compito ultimo e fondamentale rimane quello di preservare l’incantevole e stupefacente processo di trasmissione, rinnovamento, riproduzione della conoscenza; in altri termini: STUDIARE!
L’anno scorso sulla cresta di un movimento di massa, abbiamo avuto modo di dimostrare che non esistono saperi neutrali e che università non significa catena di montaggio lezioni-esami, tuttavia se non amiamo le iniezioni di crediti “acritici” ciò non significa che non ci piaccia studiare.
Un problema si è posto nel momento in cui, nel week-end (ideale per lo studio direte..) riscontravamo una fastidiosa assenza di sale studio aperte in città, pur trattandosi di Bologna “l’Eccellente”; assenza fastidiosa soprattutto per chi da fuorisede, anche pagando il solito affitto esorbitante, non dispone di una camera spaziosa e silenziosa, adatta al ligio studio.
Abbiamo pensato che la garanzia di un posto in cui studiare anche nel week-end fosse un diritto che l’Università ci doveva e le nostre attenzioni si sono rivolte verso la sala studio di viale Berti Pichat, accanto al dipartimento di Astronomia, che rimaneva inaccessibile il sabato e la domenica.
Così l’Assemblea Permanente Interscienze ha occupato quell’aula, tenendola aperta agli studenti per svariati fine settimana fino a quando gli organi accademici si sono rassegnati a concederne l’apertura anche nei giorni festivi, fino alla fine dell’anno accademico e nella piena autogestione degli studenti stessi.
Le folle di studiosi che ogni week-end la riempivano, il servizio wireless gratuito da noi installato, i pranzi e le discussioni organizzati devono aver convinto l’università del bisogno, più volte negato, di maggiori spazi per gli studenti. Infatti da quest’anno il regolare orario di apertura della sala studio di viale Berti Pichat comprende anche il sabato e la domenica.
Ma pur elevandosi fino a tale brillante intuizione, i vertici del nostro ateneo non hanno resistito a marcare il territorio con diverse telecamere puntate dritte sui tavoli; avranno voluto farci sentire più sicuri? Hanno forse un interesse morboso nello spiarci mentre studiamo? Oppure volevano solo comunicarci che siamo al centro delle loro attenzioni?
Premesso che abbiamo un concetto di sicurezza non misurabile con la concentrazione di polizia e telecamere, dopo un' occupazione che ha valorizzato ed arricchito la funzione di quell’ambiente senza mai causare il minimo danno alle infrastrutture, riteniamo incomprensibile la presenza di telecamere per sorvegliare persone che studiano e riteniamo inaccettabili e del tutto immotivate forme di controllo e di intrusione simili nella nostra vita quotidiana.
Crediamo che gli spazi universitari debbano essere accessibili e fruibili per coloro a cui appartengono veramente, ovvero gli studenti, anche al di fuori dei canonici “orari d'ufficio”; a chi ha fatto installare quelle telecamere diciamo che quando si è coscienti di non aver fornito adeguatamente un servizio, si è capaci solo di goffi quanto inutili tentativi d’intimidazione...

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